Fibromialgia e dieta
Ecco come l’alimentazione può alleviare i sintomi della fibromialgia
La fibromialgia è una sindrome dolorosa multifattoriale di eziologia ignota, caratterizzata da dolore cronico generalizzato associato a una serie di manifestazioni somatiche e psicosociali.
Tra le strategie terapeutiche non-farmacologiche, gli interventi nutrizionali stanno emergendo come cardini importanti della terapia, supportati da crescenti evidenze cliniche e sperimentali (Pagliai, Giangrandi et al. 2020).
Gli approcci dietetici che sono stati sperimentati nei pazienti con fibromialgia, con diversi livelli di efficacia, sono l’uso esclusivo dell’olio d’oliva per cottura e condimenti, l’uso dei grani antichi poco raffinati per pane e pasta, la dieta a basso contenuto di FODMAP (olisaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili), la dieta senza glutine, l’esclusione del glutammato monosodico e dell’aspartame e in generale le diete vegetariane e ipocaloriche.
Prendiamo in analisi i differenti approcci.
L’olio extravergine di oliva (EVOO) si caratterizza per l’alta concentrazione di composti fenolici ad azione antiossidante e il suo consumo esclusivo per cottura e condimenti ha mostrato un miglioramento di numerosi parametri strumentali e funzionali in pazienti con fibromialgia (Rus, Molina et al. 2017), oltre a migliorare sensibilmente il profilo del rischio cardiovascolare (Rus, Molina et al. 2020).
I grani antichi, come il grano Khorasan, usati al posto dei grano raffinati per pane, pasta e dolci, hanno mostrato un profilo benefico importante in molte patologie, grazie al loro elevato contenuto di magnesio, fosforo , potassio, selenio e zinco, oltre a carotenoidi e polifenoli (Sofi, Whittaker et al. 2013). Una ricerca condotta presso l’Università di Firenze ha mostrato che la sostituzione completa del grano moderno con il grano Khorasan per 8 settimane ha ridotto i sintomi correlati alla fibromialgia (dolore, affaticabilità, sonnolenza diurna) in un numero elevato di pazienti (Pagliai, Colombini et al. 2020).
Il glutammato monosodico e l’aspartame agiscono come neurotrasmettitori eccitatori, portando a possibile tossicità neurologica. In uno studio, circa il 30% dei pazienti con fibromialgia, soprattutto in quelli con associata sindrome del colon irritabile, hanno mostrato una riduzione dei sintomi in seguito all’eliminazione dei due componenti neurotossici (Holton, Taren et al. 2012). L’effetto sul dolore da fibromialgia appare però essere veramente limitato (Vellisca and Latorre 2014).
La dieta priva di glutine è stata sperimentata facendo seguito all’osservazione che molti dei sintomi accessori della fibromialgia (stanchezza, affaticabilità, nausea) sono simili a quelli della celiachia (Aman, Jason Yong et al. 2018). Uno studio ha mostrato che la dieta priva di glutine, in pazienti con sintomi da fibromialgia ma senza celiachia manifesta (enterite linfocitaria documentata), ha portato a una riduzione importante dei sintomi specifici (Rodrigo, Blanco et al. 2014). Tuttavia, uno studio che ha confrontato direttamente dieta senza glutine con dieta mediterranea ipocalorica ha mostrato che entrambi gli approcci dietetici portano a benefici tangibili, senza marcate differenze (Slim, Calandre et al. 2017).
Infatti, la dieta ipocalorica dimagrante porta a vantaggi diretti sulla fibromialgia. Uno studio ha mostrato che 20 settimane di dieta moderatamente ipocalorica, con perdita di peso media del 4%, ha portato a una riduzione importante dei sintomi da fibromialgia (Shapiro, Anderson et al. 2005). Questi effetti sembrano associati a una riduzione dei livelli di citochine pro-infiammatorie nel sangue, come interleukina-6 e proteina-C reattiva (Senna, Sallam et al. 2012).
La riduzione dei FODMAP (olisaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili) porta a benefici importanti nel trattamento della sindrome del colon irritabile, che è associata ai sintomi dolorosi tipici nel 70% dei pazienti fibromialgici (Bayrak 2020). Un singolo studio in pazienti con fibromialgia ha mostrato alcuni benefici con una dieta caratterizzata da bassi FODMAP (Marum, Moreira et al. 2016).
Infine, la dieta vegetariana o vegana, grazie all’alto contenuto in fibre, vitamine e antiossidanti, nonché all’importante riduzione delle proteine animali, porta a una riduzione dell’infiammazione cronica generalizzata che sottende numerose patologie reumatiche compresa la fibromialgia. La dieta vegana ha mostrato la capacità di ridurre i dolori fibromialgici in numerosi studi (Kaartinen, Lammi et al. 2000) (Donaldson, Speight et al. 2001), con ripresa quasi immediata del dolore al momento della reintroduzione dei prodotti animali.
In conclusione, possono essere ottenuti dei vantaggi nella fibromialgia con la modificazione della dieta evitando eccesso di calorie totali, prodotti processati e confezionati, limitando l’apporto di proteine animali e favorendo l’uso di olio d’oliva e grani antichi e poco raffinati.
Nonostante ciò, l’aggiunta di integratori nutraceutici appositamente studiati per far fronte a specifiche carenze nutrizionali associate al processo fibromialgico, possono migliorare sensibilmente la risposta alla terapia. Tra i diversi principi attivi degli integratori, i maggiori effetti benefici nei pazienti con fibromialgia sono stati ottenuti con i seguenti:
– Vitamina D. Circa il 40% dei pazienti fibromialgici ha una carenza di vitamina D (Al-Allaf, Mole et al. 2003) e il trattamento dello stato carenziale con integratori ha portato alla riduzione dei sintomi fibromialgici in una elevata percentuale dei pazienti (Arvold, Odean et al. 2009). Numerosi studi hanno confermato questa osservazione (Wepner, Scheuer et al. 2014) (Yilmaz, Salli et al. 2016).
– Vitamina C e vitamina E. Grazie alla riduzione dello stress ossidativo, la loro integrazione ha portato a una riduzione dei sintomi in pazienti con fibromialgia (Naziroglu, Akkus et al. 2010).
– Altre sostanze, come Coenzima Q10, L-carnitina, creatina e melatonina, ma anche la bacopa monnieri, la maca andina e l’ashwaghanda hanno migliorato alcuni aspetti specifici della sindrome, come l’affaticabilità, la sonnolenza diurna e i dolori ai muscoli (Rossi, Di Lollo et al. 2015).
Autore
Dottor Raffaele Coppini, Università di Firenze dipartimento di NeuroFarBa
Aman, M. M., R. Jason Yong, A. D. Kaye and R. D. Urman (2018). “Evidence-Based Non-Pharmacological Therapies for Fibromyalgia.” Curr Pain Headache Rep 22(5): 33.
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